Inchiesta urbanistica a Milano, Sala non lascia: “Mie mani pulite, vado avanti”, si dimette l’assessore Tancredi

Beppe Sala resta al suo posto da sindaco di Milano. L’ex manager “prestato” alla politica, ottenuta la fiducia dal Partito Democratico nel vertice ospitato domenica dallo stesso primo cittadino, ha annunciato nell’atteso Consiglio comunale di lunedì pomeriggio a Palazzo Marino che continuerà il suo mandato, in scadenza tra due anni.
Una decisione che arriva dopo giorni di infuocate polemiche politiche per lo scoppiare definitivo dell’inchiesta della Procura di Milano sull’urbanistica: sei le richieste di arresto e oltre 70 gli indagati, tra cui lo stesso Sala, che ha saputo delle indagini a suo carico dai quotidiani.
Nel suo lungo intervento, durato circa 30 minuti, Sala ha difeso il suo operato e quello della sua giunta. Mentre fuori movimenti e attivisti di sinistra contestavano l’amministrazione, dentro Palazzo Marino ha rivendicato di aver “agito sempre nell’interesse dei cittadini, le mie mani sono pulite”, con un richiamo ad una stagione oscura di Milano come quella di Tangentopoli.
“Tutto ciò che ho fatto nell’arco delle due sindacature, di cui ho avuto onere e onore, si è sempre esclusivamente basato sull’interesse dei cittadini e delle cittadine. Non esiste una singola azione che possa essere attribuita a mio vantaggio“, ha poi aggiunto Sala.
Pur ammettendo di aver “seriamente pensato alla possibilità di non andare avanti”, il sindaco ha annunciato in aula che continuerà il suo incarico “oggi più che mai motivato”. Nel farlo ha ricordato un insegnamento del padre: “Era una persona semplice. Mi disse quando capì che non avrei seguito lui nel lavoro: “Fai quello che vuoi nella vita ma ricordati che io ti guarderò e vorrò essere certo che starai facendo il tuo dovere fino in fondo””.
Quanto all’indagine a suo carico, Sala non ha voluto dare giudizi sull’operato dei magistrati di Milano “ma non posso evitare di raccontare la mia versione”, le parole del primo cittadino, che ha puntato il dito contro le modalità con cui “indagini riservate sono diventate pubbliche”.
Nell’elencare i punti programmatici dell’amministrazione nei prossimi due anni, Sala ha citato la questione dello stadio Meazza di San Siro, dossier che verrà rinviato a settembre come richiesto dal Pd. “Dobbiamo da settembre riavviare il percorso consiliare sullo stadio con l’obiettivo di rispettare i tempi che il progetto richiede”, ha spiegato Sala in aula, sottolineando che l’obiettivo da qui ai prossimi due anni “è tenere insieme sviluppo e aiuto a chi è in difficoltà”. Le tempistiche sono fondamentali per il progetto di vendita dell’impianto: il 10 novembre prossimo entrerà in vigore un vincolo di tutela del secondo anello che impedirebbe di vendere lo stadio.
Nel discorso di Sala c’è stato pochissimo spazio per l’autocritica. Il sindaco si è limitato a dire che “che non tutto ciò che abbiamo tentato ha il crisma della perfezione” e che “si può sempre fare di meglio”, promettendo genericamente di “porre attenzione estrema alla cura della città in ogni suo quartiere”.
Più volte Sala si è scontrato anche con l’opposizione in Consiglio, in particolare con Enrico Marcora di Fratelli d’Italia, ma con un passato proprio nella lista civica di Sala. Marcora, che ha più volte interrotto il discorso di Sala, nei giorni scorsi ha infatti pubblicato via social un fotomontaggio in cui il sindaco appariva vestito da galeotto: “Al consigliere Marcora che ha ritenuto di avere un momento di fama” pubblicando “la mia foto da galeotto vorrei dire che ho segnalato il suo gesto ai vertici del suo partito, al presidente del Consiglio e al presidente del Senato”, l’annuncio del sindaco.
Chi invece lascerà il Comune, “sacrificato” sull’altare dell’amministrazione Sala, è l’assessore alla Rigenerazione urbana Giancarlo Tancredi, tra le sei persone di cui la Procura ha chiesto l’arresto. Nel suo discorso Tancredi, abbracciato dai componenti della giunta all’ingresso in aula, ha di nuovo respinto le accuse ma ha aggiunto di avere scelto di dimettersi per non condizionare il resto della giunta. “La mia coscienza è pulita”, ha detto Tancredi verso la fine del discorso, interrompendosi per via della commozione, dicendosi “amareggiato e sconfortato per la posizione espressa da alcune forze di maggioranza di questa città. Non ho tessere di partito, ma ci si è limitati a chiedere le mie dimissioni”.
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